25 Giugno 2017

DISPRASSIA E INTEGRAZIONE SENSORIALE

 

La Disprassia è un disturbo della pianificazione, organizzazione e coordinazione dei movimenti necessari a compiere una nuova azione intenzionale. Citando la Dott.ssa Sabbadini è  ” La difficoltà a rappresentarsi, programmare ed eseguire atti motori in sequenza, finalizzati a un preciso scopo e obiettivo”. Il bambino non riesce ad effettuare intenzionalmente la sequenza di gesti necessari a compiere un’azione complessa, a causa della difficoltà di concepire l’idea stessa di questa azione. Da qui la difficoltà ad eseguire atti motori (prassie appunto), che per i soggetti a sviluppo neurotipico, rappresentano semplici azioni quotidiane, come lavarsi i denti, tagliare i cibi con coltello e forchetta, vestirsi, allacciarsi le scarpe, andare in bicicletta, ma anche correre, saltare, disegnare, colorare, usare le forbici ecc… In caso di Disprassia verbale (dovuta a deficit dell’apparato fonatorio e oro facciale e dell’ articolazione) si avrà un’ assenza o ritardo di linguaggio inteso come produzione verbale e quindi il bambino avrà difficoltà a parlare. Inoltre sono spesso presenti deficit durante le attività scolastiche, come difficoltà di scrittura (Disgrafia) o di lettura, se presente Disprassia di sguardo.

La Disprassia rappresenta una delle manifestazioni più frequenti del Disturbo di Integrazione sensoriale (Ayres, 1972). Secondo la Dott.ssa Jean Ayres, terapista occupazionale americana, pioniera nella disfunzione dell’ integrazione sensoriale, la Disprassia sarebbe principalmente un problema di organizzazione del piano necessario al raggiungimento di un obiettivo intenzionale, una disfunzione del cervello che impedisce l’organizzazione degli stimoli tattili, vestibolari e propriocettivi ed interferisce con la pianificazione motoria.I soggetti colpiti hanno bisogno di pensare alla pianificazione dei movimenti che hanno difficoltà ad automatizzare. Noi utilizziamo la pianificazione motoria per imparare cose nuove, come ad esempio allacciarci le scarpe, finchè queste attività non diventano capacità e non richiedono più pianificazione. Invece il bambino disprassico deve pianificare nuovamente ogni nuovo compito, ogni volta che deve farlo. Talvolta riesce ad acquisire quelle che vengono definite competenze scheggia“, senza avere una reale capacità generale di organizzare le sue azioni. Le competenze scheggia sono delle abilità specifiche che vengono “imparate” dal bambino, come può essere un nodo alle scarpe, o suonare un brano specifico con uno strumento musicale, senza, però, in realtà saper suonare lo strumento in generale. E questo può mandare in confusione i genitori che possono pensare: ” Se ha imparato a fare il nodo alle scarpe, perchè non riesce ad vestirsi?”.

 La risposta è che la pianificazione motoria è deficitaria, come conseguenza del fatto che il bambino disprassico ha una percezione corporea inadeguata a causa di una scarsa processazione degli stimoli: TATTILI (hanno difficoltà a discriminare le cose che lo toccano o che lui tocca, componente ,questa, particolarmente interessata in quella che viene defibita “Somatodisprassia”); PROPRIOCETTIVI (provenienti dai muscoli e dalle articolazioni, senza i quali non sapremmo dove sono le varie parti del nostro corpo e come si stanno muovendo, infatti questi bambini si affidano molto di più alla vista) ; VESTIBOLARI ( il sistema vestibolare, infatti, modula le informazioni provenienti dagli altri sensi, ed è responsabile del tono muscolare che mantiene i muscoli tonici e pronti ad eseguire i comandi provenienti dal cervello. Infatti la maggior parte dei bambini con Disprassia Evolutiva ha un tono muscolare molto basso e questo riduce le informazioni propriocettive che i muscoli rimandano al Sistema Nervoso). Per questo motivo, il Sistema Vestibolare viene definito il ” cuore dell’integrazione sensoriale” e ,quindi, per migliorare l’organizzazione motoria, questi bambini necessitano di molte esperienze vestibolari, propriocettive e tattili con le conseguenti risposte adattive che aiutano a organizzare queste “informazioni”. Anche l’istruzione scolastica dipende dall’ organizzazione di input sensoriali visivi, uditivi, ma anche vestibolari, tattili e propriocettivi: da qui i problemi di apprendimento che si riscontrano molto frequentemente nella Disprassia.

“Quando le funzioni del cervello sono integrate e bilanciate, i movimenti del corpo sono altamente adattivi, apprendere è semplice e il comportamento adeguato è una risposta naturale”.

                                                                                                                                                                             Jean Ayres

Di seguito, una guida al riconoscimento dei segni principali della Disprassia più facilmente riscontrabili nelle varie fasce d’età. Non si propone come uno strumento diagnostico, ma può aiutare i genitori a capire se il loro bambino mostra o meno segni di questo disturbo.

Segni di Disprassia in età prescolare

 

  • Preferisce mangiare con le mani piuttosto che con la forchetta o con  il cucchiaio. Ha difficoltà a tenere in mano le posate
  • Ha difficoltà a imparare a pedalare e a guidare un triciclo o una bicicletta con le rotelle
  • Ha paura nei giochi con la palla, o ha difficoltà a lanciare o prendere una palla
  • Gioca in modo brusco o inciampa o spinge accidentalmente altri bambini
  • Ha difficoltà a usare i bottoni o le cerniere
  • Trova difficile fare puzzle o costruzioni come i LEGO
  • Non parla alla stessa velocità, volume e tono degli altri bambini della sua età
  • Può non pronunciare le parole con chiarezza
  • Ha difficoltà a tenere in mano matite per scrivere o disegnare
  • Ha difficoltà a tenere le forbici e a tagliare
  • Inciampa frequentemente nelle persone e nelle cose, e fa cadere gli oggetti
  • Ha difficoltà a imparare a saltare
  • Spesso non ha ancora sviluppato la dominanza manuale destra o sinistra (cioè usare una mano per fare la maggior parte delle attività)
  • Ha difficoltà a compiere gesti con le mani e azioni mentre canta canzoncine

 

Segni di Disprassia in età scolare

 

  • E’ lento a imparare ad andare in bicicletta senza rotelle
  • Scrive lasciando poco spazio tra le lettere e le parole. Inoltre scrive lettere di dimensioni diverse e ha difficoltà a rispettare i margini e lo spazio all’interno del rigo o del quadretto
  • Ha difficoltà a mettere in colonna i numeri nelle operazioni matematiche o a risolvere problemi
  • Trova difficile imitare i movimenti e partecipare alle lezioni di ginnastica o a sport extracurriculari
  • Ha difficolta nelle abilità visuo-spaziali, come ad esempio nel muovere oggetti da un posto a un altro su un tavolo da gioco
  • Ha bisogno di molto tempo per scrivere. Ha problemi a tenere la matita e a formare le lettere
  • Parla in un tono di voce che sembra monotono
  • Non pronuncia correttamente o omette parole nelle frasi; ha difficoltà a pronunciare parole lunghe o scioglilingua
  • Ha difficoltà a seguire la routine quotidiana a scuola o a casa, come ad esempio preparare lo zaino o tagliare i cibi con coltello e forchetta
  • Ha difficoltà a orientarsi e a familiarizzare con ambienti nuovi

 

Segni di Disprassia nell’ adolescenza

 

  • Ha grosse difficolta’ visuo-spaziali in materie come la geometria
  • Ha difficoltà in sport che coinvolgono la coordinazione oculo-motoria come il basket
  • Ha la tendenza a cadere più spesso dei suoi coetanei
  • Non ha una buona percezione della posizione del suo corpo nello spazio. Inciampa facilmente in cose o persone
  • Ha difficoltà a capire segnali comunicativi non verbali, come espressioni del viso
  • Evita o ha difficoltà a digitare sulla tastiera di un telefono o del computer
  • Ha difficoltà a pianificare e completare gli step necessari a preparare anche cibi semplici, come ad esempio un panino
  • Ha difficoltà a imparare a guidare
  •  Ha problemi a giudicare le distanze o quanto una macchina sia vicina, sia quando è a piedi ,che in macchina
  • Parla a voce troppo alta perchè ha difficoltà a regolare il volume e il tono della voce

 

Tutti questi segni sono poi caratteristicamente accompagnati da scarsa autostima, ansia da prestazione, comportamenti di evitamento, dovuti alla consapevolezza delle loro difficoltà e dei loro limiti, labilità emozionale, tendenza ad affrontare le situazioni in modo infantile, bisogno di aiuto e rassicurazione da parte dei genitori, molto più a lungo rispetto ai coetanei. Fondamentale per questi bambini, è ricevere comprensione, protezione e opportunità calibrate al loro livello

Erika Certosino

 

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