Il Modello DIRFloortime®

Il Dottor Stanley Greenspan, fondatore di questo modello, ha dedicato i suoi anni di studio allo sviluppo del cervello del bambino. Professore di Psichiatria e Pediatria presso la George Washington University Medical School, è stato presidente dell’ Interdisciplinary Council on Developmental and learning Disorders (ICDL), istituto Americano attualmente impegnato nella formazione di professionisti, nel trattamento e prevenzione dei disturbi dello sviluppo e dell’apprendimento.

Greenspan, dedicandosi a questi studi in ambito scientifico, sostiene fortemente come l’interazione emotivo-affettiva sia cruciale nello sviluppo del cervello.

Di solito, nei metodi ‘standard’ si ritiene che per sviluppare adeguatamente la parte cognitiva è necessario stimolare le ‘abilità cognitive’, separando nettamente lo sviluppo del bambino in abilità cognitive, linguistiche e così via.

Al giorno d’oggi sappiamo invece che in realtà lo sviluppo cognitivo inizia già dai primi giorni di vita grazie a interazioni affettive con il caregiver: il bambino deve essere capace di prestare attenzione (con tutti sensi), prendere consapevolezza del mondo esterno. Nella relazione sperimenta il piacere della capacità di “connettersi” con l’ambiente circostante, desiderando l’esplorazione e l’apprendimento, oltre che la capacità di tollerare un range di emozioni comunicandole in maniera efficace agli altri (genitori, caregivers etc).

Quindi, senza questa “interazione”, il bambino non può essere capace di condividere esperienze emotive attraverso “mezzi” non verbali, ma tutto questo è il primo step per lo sviluppo della comunicazione e del linguaggio. In questa fase precoce in cui il bambino mostra la voglia di relazionarsi con il genitore, egli impara a discriminare come i diversi suoni sono connessi a diverse emozioni e come le espressioni facciali e i gesti (comunicazione NON verbale) si coordinano con queste diverse sensazioni-emozioni. Il pensiero causale, ovvero “una mia azione porta ad un effetto nell’ambiente” inizia molto presto: il bambino in queste interazioni pre-verbali sviluppa un senso di causalità e comprende la sua capacità di poter far accadere qualcosa al di fuori di sè.

Il bambino sorride per caso, il caregiver risponde e così via, finché il bambino diventa sempre più intenzionale comprendendo profondamente la dinamica causa-effetto.

Qui inizia lo sviluppo cognitivo, molto prima che il bambino sia in grado di associare colori, riconoscere i numeri, impari a parlare e così via. L’apprendimento circa la quantità nell’ambito della matematica, è correlata, per esempio, al desiderio di voler mangiare molti biscotti e, se gli è stato detto di poterne mangiare solo 1, il bambino impara la corrispondenza uno a uno, oppure che 4 è più di 1. In generale impara il concetto di quantità delle cose e ad usare le idee in questo senso.

Avere le idee ed essere in grado di condividere le esperienze emozionali, supporta la creatività e il bambino diventerà così “un pensatore flessibile”.

Ecco come il modello DIR concepisce la stretta correlazione tra cognizione e interazione affettiva. Lo sviluppo cognitivo inizia molto presto e molto prima del saper contare e comprendere concetti scientifico-matematici.

Negli ultimi 20 anni gli studi si sono concentrati sulla comprensione delle “cause” del comportamento di un bambino, andando a osservare, valutare, indagare le capacità sottostanti al comportamento. La “I” dell’acronimo DIR, si riferisce proprio a questo: differenze individuali. Prima di “estinguere” o trattare quel comportamento, attraverso il relativo approccio, si osservano dettagliatamente la capacità del bambino di modulare e integrare le diverse sensazioni, le capacità visuo-spaziali, le capacità linguistiche, la pianificazione motoria e la sequenziazione, in maniera non separata. Ad esempio, se un bambino mostra un comportamento ripetitivo, il terapista DIR va ad osservare e valutare le sue capacità di processare gli stimoli e rispondere attraverso un’azione, il linguaggio, il comportamento in generale. Questo è il punto di forza del modello DIR: lavorare sulle “differenze” per modificare il comportamento e ottenere risultati a un livello profondo, in tutte le aree di sviluppo.

Le ultime ricerche si sono focalizzate sullo sviluppo precoce del bambino. Nel DIR vengono identificati 6 stadi principali di sviluppo (0-4/5 anni). Gli stati successivi più evoluti dipendono dallo sviluppo e consolidamento di questi stadi iniziali. Il terapista DIR lavora con il bambino senza separare le diverse aree di sviluppo (area cognitiva, motoria, linguistica, comunicativo-relazionale, emotiva). Questo dovrebbe essere l’approccio di qualsiasi terapista, in particolare il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, il cui titolo già rimanda ad un’ottica olistica del bambino. Di fatto, e quindi nella pratica, non tutti i terapisti riescono a valutare e trattare i bambini in base alla loro “unicità”. La formazione in ambito DIR prepara il professionista a questo tipo di lavoro.

Si consigliano i genitori di rivolgersi ad un professionista DIR certificato e riconosciuto dall’ICDL.

Per ulteriori dettagli potete visitare il sito:

www.dirime.com

www.icdl.com

 

DIRFLOORTIME® E AUTISMO

Il Modello DIRFloortime mira al cuore dell’autismo: non si focalizza sul modificare un comportamento ma sul “processo”, supportando la crescita del bambino mediante un intervento mirato ai deficit alla base (cause e profilo individuale) di tale comportamento. Quando parliamo di profilo individuale non ci riferiamo solo ai punti di forza e debolezza (tipico di qualsiasi approccio), ma ad una accurata valutazione che permette di comprendere come funziona il cervello del bambino, come il cervello processa gli stimoli ambientali (persona e oggetti), le abilità di raggiungere e mantenere nel tempo lo stato di arousal ottimale, stato che permette all’individuo di interagire “appropriatamente” con l’ambiente e che influenza i livelli di attenzione e partecipazione. Tali capacità del cervello, oltre ad avere una predisposizione neurobiologica, sono STRETTAMENTE correlate e interdipendenti dallo sviluppo emotivo-affettivo, quindi dalla relazione (R di “relationship”, cioè relazione).

Questo modello vede il bambino non come autistico o non autistico, molto o poco autistico, con una certa abilità o senza tale abilità, ma come un bambino con un modo tutto suo di processare e interagire che va accompagnato lungo la scala dello sviluppo, la stessa percorsa da un bambino a sviluppo tipico.

Grande sfida del professionista è quello di coinvolgere i genitori/caregivers in questo processo e di trovare le strategie e l’INTERAZIONE giusta, cucite ad hoc al profilo sensori-motorio del bambino, per scalare la scala di sviluppo che noi terapisti DIR chiamiamo emotivo-funzionale (aspetto emotivo e affettivo al centro).

Si consiglia di visitare il sito ICDL in cui sono pubblicate le ricerche sul Dir (clicca qui), modello basato sull’evidenza scientifica, e articoli scientifici in cui vengono riportati i risultati su autismo e abilità sensori-motorie. Le ultime ricerche a riguardo ci spiegano come nell’autismo il cuore del problema sia proprio la difficoltà motoria, una delle parti centrali nel trattamento DIR (I come “differenze individuali” di queste abilità).

Articoli:

1. Motor skill in autism spectrum disorders: a subcortical view
2. Autism spectrum disorder and the cerebellum
3. Motor coordination in autism spectrum disorders: a synthesis and meta-analysis

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