31 Maggio 2017

Bambino difficile da gestire

Avete a che fare con un bambino difficile da gestire?

Il vostro bambino fa spesso “bizze” e/o è facilmente irritabile? E’ oppositivo?

Oppure d’un tratto le insegnanti vi chiamano per riportarvi un fatto che mai vi sareste aspettati da vostro figlio (esempio: appare più agitato, è diventato aggressivo con i compagni, ha un comportamento inadeguato in classe, disturba etc) .

Le cause di certi comportamenti possono essere molteplici. L’importante è che i genitori siano supportati costantemente. Da una semplice punizione è possibile arrivare a conseguenze negative sull’autostima del bambino e sul suo comportamento futuro. Alla fine, tutto questo porterà davvero a difficoltà che andranno a influenzare diversi contesti di vita e l’apprendimento in generale.

Il modello DIR-Floortime e l’interazione sensoriale ci permettono di approfondire alcuni aspetti e di osservare le cose a 360 gradi.

Vi porto un esempio semplice e quindi una possibile causa che solo un approccio evolutivo può individuare.

Saverio (nome falso) a tre anni viene valutato da una logopedista per difficoltà di linguaggio (linguaggio poco intelligibile). Le urla si sentono da lontano, il bambino è difficile da calmare. Io e la mia collega logopedista ci consultiamo: è possibile che non sia solo un problema di linguaggio. Infatti Saverio, dopo un’accurata valutazione neuropsicomotoria secondo i criteri del modello DIR-Floortime, ha mostrato difficoltà che vanno ben oltre il linguaggio. Una volta entrato nella mia stanza, una stanza bellissima, piena di giochi (sembra un parco giochi!)  si mette a strillare, piange fino a rimanere quasi senza respiro. L’ambiente non è un ospedale, nessun camice nei d’intorni. La valutazione ha rivelato diverse difficoltà: il bambino perde l’attenzione o si sovraeccita davanti ad alcune richieste e stimoli sensoriali. S. mostra importanti difficoltà di regolazione sensoriale e di conseguenza emotiva. Per questo i contesti/attività/giochi nuovi, o gli ambienti sconosciuti e le attività di gruppo, provocano una forte “ansia” che scaturisce in comportamenti quali: rifiuto, paura, pianto, opposizione, talvolta provocazione. L’imprevedibilità crea in lui una reazione negativa per sottostanti difficoltà di processazione sensoriale ma anche prassiche. Da qui la scarsa motivazione verso nuovi giocattoli e verso l’attrezzatura psicomotoria presente nella stanza ed un totale rifiuto di fronte ad alcuni compiti/richieste dirette. Le insegnanti della scuola materna riportano infatti, non solo una difficoltà di gestione del bambino in classe, ma un’avversione verso certe attività (es. attività grafico-pittoriche, giochi motori, ascolto di storie in gruppo).

La terapia si è così focalizzata su più aspetti (sensoriali, prassici, emotivo-relazionali) con la presenza dei genitori in stanza. In questi casi i genitori hanno un ruolo importante e difficile: capire le cause del comportamento, saperle gestire grazie ad una profonda comprensione del profilo del bambino ed avere la pazienza di un lavoro costante, anche al di fuori della sessione di terapia.

Ricorrere alla punizione, in questo caso, sarebbe servito a qualcosa? Credo proprio di no. Anzi, avrebbe aumentato l’ansia e la frustrazione nel bambino, nessuno lo avrebbe compreso e quindi aiutato. Il bambino non è in grado autonomamente di comprendere il perché del suo comportamento non adattivo e la punizione gli fornisce una risposta sbagliata  e non lo aiuta nella riflessione (“sono in punizione, quindi ho avuto un comportamento negativo… ma perché?). Il bambino può arrivare a dei “Perché” errati e finire per pensare di essere davvero un cattivo bambino.

Questo era solo un semplice esempio ma credo che aiuti a capire l’esperienza di molti genitori confusi davanti al comportamento improvviso  e non adeguato del proprio figlio.

Se avete avete dei dubbi sul comportamento di vostro figlio, potete contattarmi

Dott.ssa Rossana Giorgi

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